ROMA - Sei minuti per sbloccarsi dopo due mesi e mezzo di astinenza, dopo 78 giorni senza gridare gol, dopo due amarissime panchine di fila, dopo domeniche passate a rodersi il fegato, dopo una bocciatura (quella di ieri) difficile da digerire. Sei minuti sono bastati a Sergio Floccari per entrare e dare il colpo del ko al Parma, per arpionare quel pallone al volo e bucare la porta di Mirante lambendo il palo, firmando la settima rete in campionato, una meraviglia, un capolavoro di tempismo e tecnica. Sei minuti gli sono serviti, dal 26’st al 32’st, per mandare un messaggio a Reja, per fargli capire che Floccari Sergio non si è spento, non ha perso il vizio e la freddezza del killer d'area di rigore.
LA FORZA - Sei minuti e la Lazio ha blindato la vittoria contro i gialloblù, il risultato era in bilico, il cambio di zio Edy ha chiuso i giochi.
Floccari è entrato caldo, si è calato nel clima della partita, ha preso il posto di Zarate, s'è caricato il peso dell'attacco sulle spalle, ha impegnato i difensori di Colomba, ha fatto salire la squadra, ha preso falli, s'è fatto trovare pronto sul lancio millimetrico di Lichtsteiner e non ha perdonato. Uno stop al volo di destro, un piattone imprendibile, il volo sotto la Curva Nord, l'esplosione di gioia, la delusione da smaltire, l'abbraccio di Beppe Sculli, suo storico amico. E' rinato Sergio Floccari, aveva bisogno di questa rete, sperava di partire finalmente dall'inizio, alla fine Reja ha deciso di puntare su altri uomini, ha optato per la sua esclusione. Chi l’ha visto all’Olimpico, prima del fischio d’inizio, ha notato quel silenzio che era un tormento.
I FATTI - Sergio non realizzava da Bologna-Lazio 3-1 del 23 gennaio scorso, quel giorno siglò il vantaggio, poi i biancocelesti subirono la rimonta dei rossoblù. Da Parma a Parma, era destino: Floccari aveva segnato agli emiliani all'andata e si è ripetuto nel match di ritorno. In carriera ha sempre dovuto combattere contro accusatori e detrattori, è uno che non sa farsi pubblicità, sa solo andare in campo e fare il suo lavoro. Non sta segnando come ad inizio stagione e i motivi sono chiari e validi: da dicembre in poi si è fermato più volte, ha dovuto lottare contro traumi fortuiti e tanta sfortuna. Quando è rientrato non ha trovato più il posto, ha dovuto sudare per farsi apprezzare e notare da Reja in allenamento, si è trovato ostaggio di un modulo con una sola punta e con l’avanzamento di Zarate. Per vederlo esplodere serve una squadra che lo assista e compagni che riescano a sfruttarlo a dovere. Certo, avrà avuto anche i suoi demeriti, ma bomber del genere devono essere messi nelle condizioni migliori per incidere. Nella corsa alla Champions questo ragazzone di Calabria può essere decisivo.
IL POSTO - Floccari ha rilanciato le sue quotazioni e la sua candidatura, non gioca titolare da Roma- Lazio del 13 marzo, ha saltato il match col Cesena per un guaio muscolare e contro Napoli e Parma è partito dalla panchina. Sperava di giocare, si sentiva carico, aspettava questa domenica per ritrovare la maglia di ruolo, le sue speranze sono svanite ieri mattina, quando il tecnico ha ufficializzato gli undici che avrebbero affrontato il Parma. Floccari ha ingoiato il boccone amaro, si è accomodato in panca, ha aspettato il suo momento e quando Reja l’ha sganciato è stato decisivo. Non ha parlato, ha lasciato l’Olimpico un’ora dopo la conclusione della partita perché impegnato all’antidoping. Reja ha spiegato che il posto di centravanti se lo giocheranno lui e Zarate tenendo in conto Kozak e il rientro di Rocchi. Floccari c’è, il suo urlo è vincente, qualcuno l’ha sentito più forte.
Fonte: Daniele Rindone - Corriere dello Sposrt. |